“Lieve è il dolore che parla. Il grande è muto” (Lucio Anneo Seneca)
Come il nostro corpo ha la capacità di attivare un processo di guarigione per rimarginare le ferite fisiche, così anche la nostra mente ha delle risorse interne riparative in grado di cicatrizzare le ferite psicologiche o emotive. Non sempre tuttavia l’autoguarigione riesce, alcuni eventi hanno un impatto troppo forte su di noi, mettono a dura prova il nostro equilibrio, lasciano un’impronta indelebile, per cui è necessario chiedere un sostegno. Si tratta di eventi che creano paura intensa, orrore, senso di impotenza e che superano i limiti di sopportazione normale: essi sono potenzialmente fonti di un trauma. Trauma è una parola che deriva dal greco e che significa “lesione, ferita”: essa è l’esperienza di un senso di impotenza e vulnerabilità vissute di fronte a una minaccia reale o percepita come tale, in cui viene messa a rischio l’integrità fisica e/o psicologica della persona, o quella di coloro dai quali dipende il suo senso di sicurezza.
L’aspetto più problematico del trauma è il fatto che spesso i suoi effetti si fanno sentire anche a lunga distanza di tempo; la nostra mente prova a difendersi arginando i ricordi e le sensazioni in una parte isolata dal resto della persona, ma basta una situazione che in qualche modo li richiama direttamente o indirettamente, per far riaffiorare tutto e gettarci in uno stato di ipervigilanza e allarme continuo.
Condizioni belliche, catastrofi naturali, incidenti, minaccia di morte, violenza sessuale, aver assistito ad un evento violento o essere venuto a conoscenza indirettamente di un fatto traumatico, sono tutti esempi di esperienze potenzialmente in grado di sviluppare in noi un disturbo chiamato Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), una parola che è ormai abbastanza nota a tutti e che è rimbalzata sulle pagine di parecchi quotidiani in seguito ai recenti avvenimenti che hanno coinvolto diverse regioni italiane (terremoti, alluvioni, valanghe).
Questi eventi non necessariamente innescano il disturbo, perchè la reazione ad essi è variabile da persona a persona, in base alle caratteristiche di personalità, e dal sostegno immediato che se ne riceve.
I sintomi coinvolgono: il pensiero, per esempio insorgono ricorrenti ricordi del trauma, sogni o flashback collegati all’episodio; le emozioni, per cui stimoli interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico suscitano le stesse emozioni, come se si stesse ripresentando; il comportamento, per cui si evitano i luoghi, le persone, le attività e le situazioni associate all’episodio critico.
In alcuni casi il ricordo del trauma può essere fortemente lacunoso: nel ricostruire l’accaduto attraverso la narrazione i pazienti omettono passaggi importanti, come mai? L’evento penoso innesca nella mente un meccanismo difensivo, uno stato alterato della coscienza e della memoria, una dissociazione che comporta una specie di barriera ai ricordi traumatici, difficilmente recuperabili. Tuttavia gli esseri umani hanno una tendenza innata a cercare di dare senso a tutto e così, chi ha vissuto un trauma, tende a ripensarci: ben presto si scopre che è troppo difficile trovare un senso da soli e il ricordo è doloroso e angosciante.
A seguito di un trauma alcuni pazienti riferiscono un cambiamento nei rapporti con gli altri e nella visione di sé: si sentono distaccati da quello che li circonda, anche dagli affetti più cari, come anestetizzati, oppure sperimentano esplosioni di rabbia, si sentono irritabili, hanno difficoltà a concentrarsi e disturbi del sonno.
Il lavoro psicoterapeutico sul trauma è particolarmente delicato e complesso: si tratta di dare voce a quelle immagini, emozioni e stati fisici che si mantengono isolati e da cui ci proteggiamo, affinché siano reintegrati nella nostra esperienza.
Il mio intervento prevede tre passaggi fondamentali:
- fornisco una base sicura attraverso l’ascolto;
- aiuto la persona ad analizzare e rielaborare il trauma ricostruendo l’evento o gli eventi penosi, smontando gli schemi mentali disfunzionali negativi (per esempio di colpa), modulando le emozioni (per esempio attraverso tecniche di rilassamento, tecniche cognitive di esposizione graduale);
- aiuto il paziente a superare e reintegrare gli eventi nella memoria e nella sua esperienza;
Anche se doloroso, insieme si riesce ad attribuire senso all’accaduto, la mente non è più fissata al trauma, può svincolarsi da esso e gradualmente pensare alla vita presente.
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