“La depressione è come una palla di piombo da dieci tonnellate nelle viscere. Senti il tuo cuore e la tua mente andare in pezzi. Ti senti come uno specchio rotto” (Miriam)
Nel linguaggio comune usiamo il termine “depressione” per esprimere la nostra tristezza, la frustrazione di un momento, la sfiducia o l’apatia vissuta in seguito a un evento particolare ma nella pratica clinica il termine depressione, in tutte le sue espressioni diagnostiche, indica uno stato psicofisico di ben più profonda sofferenza, che si protrae per un certo tempo (due settimane o più) e che interferisce con il normale funzionamento quotidiano.
Quando siamo depressi, vediamo noi stessi, l’ambiente circostante e il futuro in modo negativo, molto spesso non ci sentiamo compresi dalle persone che ci stanno intorno, anche dai più stretti familiari, che banalizzano il disagio usando espressioni tipo “basta un po’ di buona volontà per risolvere tutto” o “tirati su e reagisci”. In realtà è importante far capire agli altri che la depressione non è in nessun modo una questione di volontà: manca l’energia psichica, proprio come la benzina a un’automobile; la persona depressa è veramente impossibilitata a fare certe cose e questa è una delle caratteristiche principali dell’episodio depressivo.
Solitamente si innesca un giudizio di inadeguatezza e di indesiderabilità e siamo convinti che ci sia qualcosa di sbagliato in noi. Come dicevamo, non sempre l’ambiente esterno e le persone accanto a noi sono di aiuto: non sentendoci compresi, gli altri diventano una fonte di sofferenza e di frustrazione, in grado di alimentare i pensieri di fallimento e insuccesso. Così arriviamo a maturare la convinzione di non saper interagire adeguatamente o a pensare che gli altri non siano disponibili nei nostri confronti. Per timore di essere rifiutati e criticati, le situazioni sociali possono provocarci ansia e quindi possiamo cominciare a evitarle sentendoci sempre più isolati e soli.
Nella depressione lieve, i sintomi non si presentano tutto il giorno, in quanto, ad esempio, alcune situazioni piacevoli sono in grado di modificare positivamente il tono dell’umore e mitigare il senso di tristezza; se invece il tono basso dell’umore persiste tutto il giorno, indipendentemente dalla presenza di eventi piacevoli, è probabile che si tratti di una depressione grave. Comunque, anche nella forma grave di depressione, è possibile riconoscere una fluttuazione dell’umore durante l’arco della giornata, che può essere peggiore al mattino e relativamente più alto nel pomeriggio.
Si può essere depressi anche senza rendersene conto: molti si aspettano infatti che la depressione porti a una profonda e manifesta malinconia, quando invece può rivelarsi sotto forma di un’inspiegabile perdita di energia e di interesse. I suoi effetti possono essere così sottili che quello che si percepisce è un po’ di noia, inquietudine e distacco.
I sintomi della depressione interessano diverse aree della personalità. Da un punto di vista fisico possiamo soffrire di alcuni disturbi del sonno, avere difficoltà ad addormentarci per esempio, o avere frequenti risvegli notturni, sentire la necessità di dormire buona parte della giornata; è abbastanza comune per il depresso perdere l’appetito e dunque perdere peso o al contrario, mangiare compulsivamente e aumentare di peso anche per la ridotta attività motoria.
È tipico sperimentare un drastico calo delle energie, per cui anche le attività quotidiane più semplici diventano compiti che richiedono grande sforzo; può subentrare una mancanza di cura dell’aspetto personale perché dedicarsi un po’ di tempo, anche solo per lavarsi e vestirsi, risulta un’ impresa titanica.
Alcuni pazienti riferiscono che è proprio questa inattività e passività ad alimentare il senso di colpa e il giudizio di inadeguatezza, a innescare un circolo vizioso di pensieri negativi tra i quali, nei casi estremi, possono affiorare pensieri ricorrenti di morte: il suicidio viene visto come unica via di fuga e di liberazione.
Dal punto di vista emotivo la depressione agisce come “un vento caldo del deserto”; questa similitudine riferita da una paziente, rimanda un’immagine molto efficace di cosa si prova: l’ondata di tristezza, senso di vuoto, perdita di speranza, fa terra bruciata un po’ dappertutto e l’incapacità di provare gioia ed entusiasmo si propaga a macchia d’olio investendo tutto ciò che precedentemente era fonte di gratificazione e soddisfazione. Tutto è superfluo e privo di attrazione, nulla è più in grado di scuotere, ci si sente piatti, aridi, senza emozioni. Alcune persone riferiscono di piangere troppo spesso e per futili motivi, altre di non riuscire neppure a farlo per il dolore intenso che provano. La tendenza è quella di chiudersi in casa, rimanere a letto più del solito, rifugiarsi in un bozzolo che rappresenta un po’ un riparo e un po’ una gabbia.
Alla base dei fattori psicologici c’è spesso una visione di sé e del mondo negativa con temi di fallimento o incapacità oppure una personalità con tratti di perfezionismo marcato.
Ascoltando alcuni pazienti ho colto la presenza di regole inflessibili su come si “dovrebbe essere”, di un confronto con una figura ideale o un’intensa paura del giudizio degli altri, ai quali viene attribuita, senza prove e verifica oggettiva di realtà, una valutazione negativa nei propri confronti.
Certamente alcuni eventi stressanti possono innescare una depressione: un lutto, un cambiamento significativo di vita, la perdita del lavoro, difficoltà familiari, malattie gravi. L’assenza di una rete di supporto (parenti, amici) facilita poi la discesa.
Le sfumature con cui si presenta un disturbo depressivo sono veramente tante e i tempi di risoluzione dipendono dalle caratteristiche con cui si presenta e dal tipo di personalità di chi chiede aiuto.
Attualmente il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V) distingue i disturbi depressivi da quelli bipolari: semplificando molto, questi ultimi associano all’umore depresso periodi durante i quali l’umore è anormalmente e persistentemente elevato o irritabile con un aumento sproporzionato dell’attività e dell’energia: alcuni pazienti per esempio, riferiscono di sentirsi euforici, eccessivamente allegri e interlocutori, esageratamente fiduciosi in se stessi (grandiosità e autostima ipertrofica), e di intraprendere, stimolati da questo confuso e momentaneo entusiasmo, progetti al di fuori della propria portata o privi di una equilibrata pianificazione. L’espansività e l’eccessivo ottimismo può indurre a coinvolgersi in attività spericolate, a fare investimenti finanziari avventati, ad avere comportamenti sessuali promiscui, ecc.
Proprio per questa molteplicità di volti con cui si presenta la depressione, dedico molto spazio alla raccolta di informazioni durante i primi colloqui di terapia. Di fronte a episodi gravi valuto sempre con delicatezza il rischio suicidario e non escludo, laddove necessario, un parallelo trattamento farmacologico effettuato in collaborazione con un medico specialista (soprattutto nei disturbi bipolari).
Ritengo molto importante dedicare ampio spazio nel lavoro con queste persone, al chiarimento di ogni dubbio in merito al tema dei farmaci: accolgo la naturale resistenza all’idea di dover ricorrere ad essi, spiego quali sono (alcuni di nuova generazione per esempio, producono minori effetti collaterali), come agiscono, chiarisco il fatto che non esiste una formula ideale per tutti, in quanto il farmaco agisce in maniera diversa e in tempi diversi da persona a persona, e soprattutto sconsiglio il fai da te (interruzione, aumento o diminuzione del dosaggio senza controllo medico). Il monitoraggio continuo dei farmaci, nei casi in cui siano strettamente necessari, e il parallelo percorso psicoterapeutico, risulta essere la formula che dà migliori risultati.
La psicoterapia aiuta a rintracciare i fili di esperienze dolorose e traumatiche, liberando la rabbia e l’aggressività nascoste dietro la maschera della depressione da cui si può guarire solo affrontando un viaggio all’interno di se stessi.
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