Quante volte come genitori, educatori o insegnanti ci siamo ritrovati a commentare l’uso eccessivo e compulsivo di smarthpone, Ipad, play station, tablet e altri dispositivi digitali da parte dei nostri ragazzi adolescenti ma anche preadolescenti: una vera e propria attrazione fatale.
La tecnologia costituisce l’ennesima occasione di inseguire le novità, di esplorare mondi sconosciuti, un’attitudine tipica dell’adolescenza: è facilissimo stimolare il loro cervello per una fisiologica plasticità neuronale in questa fascia d’età, che li rende più sensibili a qualsiasi apprendimento, per cui basta il più recente giocattolo digitale per farli distrarre e sedurli.
Cosa succede dentro la testa di giovani nutritisi fin dall’infanzia di tecnologia digitale?
Ogni squillo, impulso, bip o raffica di musichette dello smartphone fa dire per un attimo “OH WOW!” al nostro cervello. La neurologa Frances E. Jensen, nel suo libro “Il cervello degli adolescenti” (Mondadori 2000), afferma che quando si apre un nuovo messaggio, guardarlo è come un dono digitale e genera una piacevole ondata di dopamina in alcune zone del nostro cervello. La dopamina è un neurotrasmettitore coinvolto nelle sensazioni piacevoli (oltre che in altre), rilasciato dai neuroni dopaminergici che in adolescenza sono più reattivi: i sistemi neurali che controllano l’eccitazione e la ricompensa sono dunque particolarmente sensibili in questa età.
Potremmo dire che l’introduzione nel mercato dell’ultimo Iphone innesca l’attivazione del circuito cerebrale della ricompensa e l’abbondante rilascio di gratificante dopamina altrettanto facilmente di quanto non faccia lo stimolo dell’alcool, delle droghe, del sesso o altri stimoli che producono motivazione e gratificazione. Sotto certi profili la tecnologia è una droga e la scienza conferma quanto il nostro buon senso ci ha suggerito innumerevoli volte, semplicemente osservando i nostri ragazzi.
Esistono infatti prove crescenti del fatto che la dipendenza digitale abbia molto in comune con la dipendenza da droga: studi recenti dimostrano come i sintomi da astinenza dai media siano simili a quelli di astinenza da alcool e droghe: senso di vuoto, panico, angoscia, scarsa motivazione, solitudine. Non ci sorprende neppure scoprire che molti comportamenti tipici del tossicomane abituato a nascondere la propria dipendenza si osservano anche negli internet-dipendenti: tendenza al sotterfugio, alla menzogna, a trascurare le normali attività e all’isolamento sociale.
Infine, i risultati ottenuti con gli adolescenti internet-dipendenti attraverso le scansioni fMRI (risonanza magnetica), dimostrano una modificazione nella struttura della connessione tra i due emisferi cerebrali, nonché in altre importanti aree che usano la dopamina come neurotrasmettitore, allo stesso modo che nei soggetti dipendenti da cocaina e metamfetamine.
Ci sono poi i videogiochi elettronici ai quali si accede con i più svariati apparecchi, computer, Ipad, Iphone, Xbox, Play Station: se da una parte si è visto che un uso equilibrato costituisce una stimolazione cerebrale positiva soprattutto per la memoria di lavoro e l’abilità visuo-spaziale, il gioco ossessivo che esclude altre attività risulta avere, come la tossicodipendenza, effetti negativi sul cervello dell’adolescente, sia immediati che a lungo termine: modifiche di piccole aree della sostanza grigia, responsabili di molte cose, dal linguaggio alla memoria, dal controllo motorio alle emozioni, dall’automotivazione all’inibizione dei comportamenti impulsivi e inappropriati.
Un ultimo fenomeno degno di nota è il cyberbullismo, e queste nuove forme di violazione digitale della privacy. I giovani hanno sempre commesso atti impulsivi e sconsiderati, ma gli strumenti digitali di oggi a loro disposizione hanno accresciuto in misura esponenziale i pericoli e senza dubbio anche le conseguenze di quella sconsideratezza.
Come aiutare i teenagers? Spingerli ad organizzarsi e istituire un ordine di priorità: organizzare i compiti, abolire tivù, computer, tablet, finché non siano svolte certe cose, tutto questo accrescerà le probabilità di successo.
Limitare l’uso che i giovani fanno di internet non è facile, ma un modo per controllare meglio il tempo di connessione è quello di togliere il computer dalle loro stanze da letto e scegliere un luogo dove avere più agio nel vedere cosa combinano; esistono software che aiutano a monitorare quali siti visitino e a bloccarne l’accesso, ma la cosa più importante è che ci assumiamo la responsabilità di comunicare con i nostri ragazzi, osservarli, capire cosa fanno on line, quali siti li tentino di più e in quali momenti della giornata: non dobbiamo mai stancarci di ripetere loro che stiamo cercando di aiutarli a essere equilibrati, maturi e meno isolati.